Studio Santi

Vito Magnanini:

Fotografare l'architettura è rendere "commestibili" le emozioni

di Jacopo Micillo

Nel mondo della comunicazione digitale, dei blog, e dei social network, la fotografia ha assunto un ruolo primario in tutti i settori, compreso quello delle costruzioni. La fotografia rimane tuttavia una rappresentazione, una replica, un’immagine – appunto – della realtà. Si è detto dice che “la differenza fra una guardare un’architettura in fotografia e camminarci dentro è la stessa che c’è fra guardare un panino in fotografia e mangiarlo”. La questione del fotografare lo spazio è dunque complessa, e vale la pena di parlarne con qualcuno che se ne intende davvero. Il fotografo Vito Magnanini é tra i più autorevoli esperti del tema.


Vito, la fotografia, tra social, web e media, è una categoria totalizzante nel nostro quotidiano. Come si rappresenta l’architettura?

La battuta dell’introduzione non mi convince perché associa due sensi diversi: mangiare un panino occupa i sensi del palato, guardarlo, quelli della vista. Guardare un’architettura in fotografia o guardarla dal vivo occupa sempre i sensi della vista. Perciò il paragone non mi sembra molto calzante. Oggi affermare che la fotografia sia la rappresentazione della realtà è cosa senza senso perché il digitale la rende molto facilmente manipolabile, togliendole credito di realismo ed oggettività. Negli anni passati, vi erano generi fotografici ben definiti, costruiti con regole precise; oggi invece è tutto più confuso e difficile da incasellare. Un grande fotografo contemporaneo afferma che cercare di definire la fotografia contemporanea, è come cercare di individuare una goccia d’acqua in mezzo ad un temporale. Ora come ora la fotografia sembra un enorme contenitore dove operano i soggetti più disparati.

vito

Per quanto riguarda la fotografia di architettura, il problema è altrettanto complesso perché non esiste un modo unico di rappresentarla. In passato, i fratelli Alinari, fotografavano l'architettura e  paesaggio italiani a scopo divulgativo. Lo facevano in modo oggettivo, con grande realismo. L’avvento della televisione ci ha fornito un nuovo strumento di informazione e ha reso obsoleta quest’esigenza. Tramontata l'epoca della fotografia descrittiva, oggi l'attenzione dei fotografi si sposta su un piano diverso. Fotografare l’architettura, ma anche fotografare in generale, significa cercare di riprodurre emozioni, le stesse emozioni che l’architetto ci ha trasmesso con il suo lavoro. Un esempio: mi è stato proposto un lavoro su Mantova; stanco di vedere la città rappresentata come una catalogazione di luoghi, ho pensato fosse più interessante rendere “commestibili” le sensazioni che ciascuno di noi prova ammirando Palazzo Te, o ascoltando il chiacchiericcio di piazza Erbe nelle giornate di mercato, o assaporando un piatto di tortelli di zucca. In altre parole, la questione non è rappresentare la realtà, ma restituire emozioni attraverso le immagini. A mio parere questa è una delle principali qualità che un buon fotografo deve avere.


Ma il fotografo è un artista?

Questa è una vecchia discussione. Personalmente non mi considero un’artista. Credo che la fotografia sia più una forma di artigianato.

vito


Vedi di buon occhio la diffusione massiva e generalista della fotografia, portata dal web? Quali sono le conseguenze di questi processi, dal punto di vista culturale?

Credo che il web sia un’enorme opportunità. Il problema sta nella difficoltà di definire la qualità delle informazioni a cui abbiamo accesso. In altre parole, separare la qualità dalla spazzatura. 

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Non che questo, cent’anni fa, fosse diverso, ma nel secolo scorso la società era costruita su regole etiche, morali e comportamentali che per inerzia definivano anche concetti estetici ed artistici. Oggi non è più così: tutto può essere apprezzato o contestato semplicemente attraverso il nostro gusto personale, attraverso un emoticon o un like su facebook. Difficile trovare parametri per separare la qualità dalla spazzatura. Questo è il compito che solitamente era affidato alla scuola e alle istituzioni.


Rappresentare l'architettura significa ritrarre una dimensione fisica. Forme, luce, spazio... Che ruolo ha, in questo senso, la percezione umana? Esiste un rapporto fra spazio e persona nelle tue fotografie?

Certamente esiste un rapporto. Di più: esiste solo ciò che noi vediamo. Oggi ad esempio posso ammirare un palazzo illuminato dal sole, stagliato su uno splendido cielo blu, domani magari pioverà e tutto intorno a quel palazzo sarà grigio e opaco. La domanda è: qual'è il vero colore de palazzo, quali i suoi contorni, quale il mood con cui rappresentarlo? L’architettura non è un fatto statico e immutabile, ma, al contrario, si contestualizza in ambienti sempre mutevoli in grado di provocare continue emozioni. Il fotografo deve considerare tutto questo.vito


Esiste un filrouge nei tuoi lavori?

Effettivamente, quando mi capita di guardare i miei vecchi lavori, intravedo sottili linee di lettura. Attraverso le mie immagini riconosco un mio personale mondo fotografico. Non ho mai cercato di avere un mio stile, ma nei miei lavori c'è uno stile riconoscibile dal modo di inquadrare un soggetto, dal modo di descrivere una casa, dal gusto della scelta delle luci, etc... Tutto ciò non è voluto, né tantomeno cerco di realizzare scatti che presumibilmente possano incontrare il gusto della gente, in senso commerciale. Rivedendo quello che facevo da ragazzo e quello che faccio ora, riconosco ciò che sono sempre stato, dal punto di vista personale e fotografico. Diciamo che il mio stile non è cambiato, perché le cose che voglio comunicare sono sempre le stesse, anche se la mia tecnica fotografica è migliorata e mi permette di dialogare con maggiore proprietà di linguaggio.


Come vedi il rapporto con il tuo committente? Limite o opportunità?

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E' sicuramente un'opportunità. Riparto dal concetto che, più che artista io mi sento artigiano. Cerco un forte legame con il mio committente: moltissime delle mie fotografie non sarebbero state fatte senza lo stimolo di una commissione. In questo senso mi sento un artigiano: eseguo un lavoro pur pretendendo un’ampia libertà creativa. Ho visto molti fotoamatori, anche di talento, arenarsi nel non saper più cosa fotografare o nel non avere i mezzi per farlo. Un pittore può chiudersi nel proprio studio e dipingere a memoria un paesaggio tropicale. La fotografia questo non te lo permette, richiede la tua presenza fisica sul luogo dello scatto e tutto ciò richiede impegno di tempo e di denaro:  Il vantaggio del professionista è di essere pagato per operare in modo  creativo.


Hai lavorato in tutto il mondo. C'è qualche zona che ti ha stimolato particolarmente e in cui - magari - vorresti lavorare nuovamente?

Amo viaggiare e in effetti c’è un posto dove mi piace fare fotografie. Parlo di Cuba, di cui amo soprattutto le contraddizioni: l'architettura spagnola dell'Avana vecchia e i grattacieli americani del Vedado, i graffiti della rivoluzione socialista tra le palme caraibiche. Amo Cuba perché ancora non capisco se sia fuori dal mondo o se del mondo sia il centro.

vito


Quanto lavoro c’è prima del momento, intenso, dello scatto?

Diciamo che la fotografia è un processo che non può essere identificato solo nell'istante dello scatto, ma è molto di più. E' la rappresentazione del tuo modo di guardare il mondo e quindi, per la proprietà transitiva, contiene e conosce molte cose di te. Henri Cartier-Bresson, diceva che, nel momento dello scatto, gli occhi, il cuore e la mente del fotografo devono essere perfettamente allineati. Dunque parlava di una zona della coscienza in cui vengono coinvolti talento, capacità tecniche, ma anche senso estetico, forza emotiva e qualità narrativa. Si può imparare a lavorare in questo modo o si tratta di doti naturali?  Non ho risposte, certamente a lui riusciva molto bene.


BIO

Vito Magnanini è nato a Fabbrico (RE) nel 1952. Vive e lavora a Mantova dal 1984. Si occupa prevalentemente di fotografia pubblicitaria e di still-life. Ha clienti nei settori dell’architettura, della  moda e dell’industria. Da sempre è impegnato nello sviluppo di un proprio linguaggio fotografico, finalizzato alla produzione di immagini fine-art.

Il portfolio dei suoi lavori commerciali e delle opere private, è visibile presso il sito:   www.vitomagnanini.com

Le sue fotografie sono disponibili per l'acquisto presso Artflakes alla pagina: http://www.artflakes.com/en/shop/vito-magnanini/sets

email: info@vitomagnanini.com   

phone: 347 4321066


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